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Condivisa in alta montagna

Melissa
11 anni dopo

"Sei sicura di voler festeggiare così il tuo compleanno?" chiese Ash.
Annuii. "Niente mi farebbe più piacere che passare il mio giorno speciale con le persone speciali della mia vita."
Mi guardò con sospetto.
"Ha detto che è sicura!" rispose Lucy, nostra figlia. "Andiamo!" E chiuse enfaticamente la visiera del casco da mountain bike.
"Va bene" disse Ash, e abbassò la sua visiera.
Si spinse in avanti, la mountain bike superò il bordo e iniziò la corsa in discesa. Lucy lo seguì, strillando eccitata. Io partii per ultima, godendomi la vista meravigliosa sulle montagne che si estendevano davanti a me, tutte brillanti alla luce dorata del sole del mattino.
Ash teneva un'andatura veloce sul sentiero, ma Lucy e io riuscivamo a stargli dietro facilmente. Io ero ben allenata in quello sport, e Lucy era salita in bicicletta subito dopo aver imparato a camminare. Aveva nove anni e probabilmente era più brava di me in mountain bike, ma ogni volta che la vedevo spiccare il volo su un dosso, il mio cuore perdeva un battito e quando atterrava sana e salva, ricominciava a battere.
Quando arrivammo in fondo mi chiese: "Mi hai visto? Devo aver fatto un salto di tre metri!"
"Ti ho visto" risposi in tono materno. "Sei coraggiosa."
"Non sono coraggiosa, mamma" mi corresse. "Sono una mountain biker."
"Sei bravissima" le disse Ash, dandole un pugno sul pugno.
Continuammo a fare discese sul lato della montagna ancora per due ore. E io pensavo a quanta strada avevamo fatto in dieci anni. Ash era un padre incredibile. Era sempre introverso e non si apriva quasi con nessuno, ma per Lucy aveva una porta segreta che portava direttamente al suo cuore. Sapevo che per proteggere nostra figlia avrebbe potuto sbaragliare un esercito, e lo amavo per questo.
E lo amavo anche per un'altra decina di motivi.
Quando tornammo a casa, trovammo Noah e Sara, la mia altra figlia, che spingevano due kayak verso il fiume. Noah ci salutò, ma Sara era completamente concentrata sul kayak. Era molto seria, per una bambina di otto anni. Noah era convinto che sarebbe diventata un'astrofisica o che avrebbe intrapreso una carriera adatta alle sue capacità matematiche fenomenali, ma io avevo la speranza segreta che diventasse dottoressa, come suo padre.
Noah, mi baciò sulla guancia: "È tutto pronto. Sandwich al tacchino."
"C'è più senape nel mio?" chiesi.
Sara si spostò la coda di cavallo e sbuffò. "Non ho dimenticato come ti piacciono i panini, soprattutto oggi per il tuo compleanno."
"A volte la mamma vuole la maionese!" ribatté Lucy, togliendosi il casco.
Sara alzò gli occhi al cielo. "Raramente. Solo una volta negli ultimi dieci panini."
Già. Era la nostra bambina analitica.
Mi cambiai e salii su un kayak con Sara, mentre Noah ne aveva uno tutto per sé. Dopo aver fatto mountain bike, avevo le braccia stanche: quello sport richiede molta forza nelle braccia per stabilizzarsi. Ma Sara fece quasi tutto lo sforzo di vogare controcorrente.
Era una perfetta giornata di luglio: il freddo mattutino era sparito, scacciato dal caldo sole di mezzogiorno. Certo, gli inverni in Colorado sono duri, ma i mesi estivi sono magnifici e compensano largamente.
Mentre risalivamo il fiume, Sara mi raccontava dei compiti di matematica che stava facendo. La maggior parte dei bambini odia i compiti estivi, ma Sara non vedeva l'ora di iniziare a studiare trigonometria, una materia che avrebbe seguito alla scuola media con bambini di cinque anni più grandi di lei. Non sapevo come avevo fatto per fare una figlia così intelligente. Secondo me, aveva preso da suo padre, ma Noah sorrideva sempre e diceva che avevo dei buoni geni.
Pranzammo sulla piccola spiaggia sabbiosa dove io e Noah venivamo a pomiciare quando eravamo più giovani. Di tanto in tanto trovavamo ancora il tempo per farlo, ma di solito eravamo occupati con Sara o le altre bambine. Non sapevo quale delle due cose fosse più bella. Ci sedemmo su un telo da mare e mangiammo i nostri panini al sole.
Poi intraprendemmo il viaggio di ritorno verso valle e lasciammo che il kayak andasse da solo per gran parte del tragitto. Avevo altri programmi per quel giorno, ma non avevo nessuna fretta di tornare. Ogni istante che trascorrevo con una delle mie figlie era speciale. E il kayak era una delle poche attività all'aperto per le quali Sara usciva dalla sua stanza.
Quando attraccammo a casa, Noah mi disse: "Sei in ritardo. Li riponiamo noi."
Gli diedi un bacio veloce. "Sei il migliore, dottor Richardson."
Sara fece un verso di disgusto. "Che schifo, voi due."
Noah sorrise, mi prese tra le braccia e mi baciò con più passione. Avevamo ancora quella scintilla, anche dopo più di dieci anni insieme. Il bacio si prolungò fino a quando Sara se ne andò trascinando il suo kayak fino al capanno, lamentandosi delle nostre effusioni.
"Mi piace metterla in imbarazzo" disse Noah.
"Mi fa molto piacere."
Mi trattenne ancora per qualche istante, poi allentò la presa. Corsi dentro e mi cambiai di nuovo, poi ripresi la mountain bike e andai fino al campeggio vicino.
Jack mi stava aspettando su un Quad con Amanda, la mia terza figlia. Mi guardò con gli occhi socchiusi e poi guardò l'orologio.
"Sei in ritardo."
"Solo di cinque minuti!" Gli diedi un bacio, poi mi chinai per baciare Amanda sui capelli scuri. "Ciao, nocciolina."
"Ciao mamma " disse lei, timida. Amava la lettura più delle altre e divorava tutti i libri che le mettevamo davanti.
"Mi farò perdonare più tardi" promisi a Jack.
Mi fece un mezzo sorrisetto. "Lo spero."
Amanda alzò lo sguardo. "Che vuol dire?"
"Te lo diremo quando sarai più grande" le dissi, e saltai sull'altro Quad.
"Ma ho sette anni!" si lamentò. "Puoi dirmelo adesso."
"Significa che dopo mi farà un massaggio alla schiena" disse Jack. "Tieniti forte."
Seduta davanti a Jack, Amanda arrivava appena a toccare il manubrio. Jack mise le mani vicino alle sue e accese il motore.
"Non così forte!" gli dissi. "Disturbi i clienti!"
"Cosa?" gridò, accelerando ancora più forte. "Col rumore del motore non ti sento!"
Amanda ridacchiò. Le piaceva quel gioco, probabilmente perché mi faceva arrabbiare. Poi il Quad di Jack schizzò via, spruzzando ghiaia dietro di sé.
Risi e lo seguii. Uscimmo dal campeggio e imboccammo il sentiero. Theresa e suo marito avevano gestito il campeggio per otto anni, poi erano andati in pensione. Piuttosto che lasciare l'impresa a un investitore esterno, Jack e io avevamo riacquistato la loro quota, recuperando la piena proprietà. Negli ultimi dieci anni, avevo fatto i lavori più disparati in città: barista, cameriera, e anche un breve periodo come supplente nella scuola di Gunnison. Ma ora che il campeggio era nostro, la sua gestione mi occupava a tempo pieno. Era passato molto tempo ed erano cambiate così tante cose, che non avevo più l'impressione di sostituire Sam, la ex di Jack. Il campeggio era diventato nostro.
E mi piaceva un sacco. Il lavoro frenetico del campeggio era pari solo all'impegno di avere tre figlie con tre uomini diversi.
Mentre cavalcavamo i Quad sul sentiero, Amanda strillava di gioia. Dopo un po', ci allontanammo dal fiume e ci dirigemmo verso le colline ai piedi del monte Crested Butte. Salivamo su una collina e scendevamo dall'altra parte, come le montagne russe ma senza binari. Proprio come dieci anni prima, quando feci la mia prima corsa su un Quad, quell'esperienza mi faceva sentire libera come nient'altro al mondo.
Ed era l'attività preferita di Amanda. A parte la lettura, ovviamente.
Invece di fare inversione al solito posto, Jack continuò a seguire il sentiero. Entrammo nel bosco, in dei passaggi sempre più tortuosi e lenti, e finalmente arrivammo al barbecue dove lavorava Ash. C'erano alcune auto nel parcheggio, ma molto meno del solito.
Quando ci fermammo dissi a Jack: "Oggi non possiamo mangiare qui. Ho chiamato e sono chiusi per un evento privato."
Jack si tolse il casco, sorpreso. "Diamo un'occhiata dentro. Forse potremo ordinare qualcosa da portar via."
"Io voglio il bacon alla griglia!" annunciò Amanda.
"Vedremo" dissi, seguendo Jack.
Varcai la porta e rimasi bloccata sui miei passi. La sala era piena di persone che conoscevo. Theresa e suo marito e Marlene della tavola calda. Eric, il proprietario di Secret Stash e le sorelle Harper, della miglior caffetteria della città. E in un angolo c'erano Ash e Noah, con Sara e Lucy tra di loro. E dietro di loro c'erano due persone dai capelli grigi che assomigliavano ai miei genitori, insieme a mio fratello Brian e sua moglie.
Capii cosa stava succedendo solo quando vidi l'enorme striscione appeso tra le travi:


BUON 40° COMPLEANNO MEL


"SORPRESA!" gridarono tutti perfettamente sincronizzati.
Guardai Jack. "Chiuso per un evento privato, eh?"
Sorrise vittorioso. "Siamo noi l'evento privato. Ero sicuro che l'avresti capito."
"Non l'ha capito!" sottolineò Amanda. "Non se l'immaginava neanche!"
"Vuoi dire che lo sapevi anche tu?" le chiesi.
Inclinò la testa. "So mantenere i segreti."
La abbracciai, e poi Jack, e poi il resto della mia famiglia. Poi feci il giro tra tutti gli altri ospiti. Mi abbracciarono tutti forte, dicendomi che mi volevano bene. Anche le persone della città che non erano della mia famiglia.
"Anche se non siamo della stessa famiglia, siamo la famiglia della montagna" affermò Marlene.
Guardai tutte le persone della mia vita riunite. C'era così tanto amore in quella sala! Non avrei mai potuto immaginarlo tanti anni prima, quando lasciai il lavoro e prenotai un biglietto di sola andata per il Colorado.
Il futuro non era garantito, ma era comunque fantastico.

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