SIZZLING ROMANCE WITH A KICK-ASS PLOT
Cavalcata selvaggia
Capitolo Extra
Sophie
Dieci anni dopo
Sawyer era al posto di guida: "Gesù Cristo" ringhiò. "Volete abbassare la voce, voi tre là dietro?"
"Abbassate la voce" mormorò Eli, imitando la voce di Sawyer. "Smettetela di divertirvi. Siate di cattivo umore sempre e senza motivo."
Mi voltai indietro per guardare Eli, ma stavo cercando di non ridere. I nostri figli non avevano la stessa forza di volontà: Wyatt, di nove anni, rideva a crepapelle e Daisy, la nostra bambina di otto anni, era piegata in due per le risate.
"Giuro, faccio inversione e torniamo indietro" minacciò Sawyer.
"Andiamo, ragazzi" dissi, facendo la voce da mamma severa. "Ci siamo quasi. State tranquilli ancora un po'."
Eli mi fece il verso: "State tranquilli. Mangiate le verdure. Non tiratevi addosso il letame."
"Ehi!" urlai.
Eli sembrò confuso. "Cosa? Non so chi l'ha detto." Si voltò verso Daisy. "Non sei stata tu, vero?"
Lei scosse la testa facendo svolazzare le trecce bionde. "Nossignore!"
Eli mi sorrise e scrollò le spalle. Serrai la mascella. Amavo quei tre più di ogni cosa al mondo, ma a volte avrei voluto legarli e gettarli in un ring con un toro infuriato.
Ma quel pensiero non mi sembrò divertente in quel momento. Era troppo vicino a ciò che sarebbe successo l'indomani.
E rabbrividii.
Sawyer allungò una mano e me la mise sulla coscia. Non disse nulla e tenne gli occhi intensi incollati alla strada, ma il gesto mi calmò. Era protettivo verso i bambini quanto me.
Presto apparve in lontananza lo skyline di Fort Worth. Un formicolio di nostalgia mi percorse, come sempre succedeva quando tornavamo nella città dove avevo abitato per così tanto tempo. Anche se ci eravamo trasferiti nel nostro ranch da oltre dieci anni, sembrava sempre che fossero passati solo pochi mesi. È strano come il tempo scorre più velocemente man mano che si invecchia.
"Perché il rodeo è a Fort Worth?" chiese Wyatt. "Dallas è più grande."
"Attento" disse Eli, puntandogli un dito contro. "In questa famiglia non tolleriamo le calunnie contro Fort Worth."
Intervenni anch'io: "Mio padre diceva sempre, se muoio a Dallas, portatemi Fort Worth."
Daisy annuì con entusiasmo. "Dallas è troppo grande. È tutto cemento."
"Quella è la mia bambina" mormorò Sawyer con orgoglio.
Entrammo in città e ci dirigemmo verso l'accampamento dei cowboy vicino al rodeo. Il furgone di Johnny e il rimorchio dei cavalli erano già lì. Era arrivato prima di noi, che ci eravamo fermati due volte per far andare al bagno Wyatt e Daisy.
Wyatt attraversò l'accampamento di corsa per abbracciare il cane: "Dusty!" Nonostante avesse dodici anni, si muoveva ancora come un cane della metà dei suoi anni. La vita nel ranch lo mantiene giovane, pensai.
"Sono arrivato prima di voi" disse Johnny, sollevandosi il cappello da cowboy per asciugarsi la fronte. "Ho dovuto andare piano sull'autostrada, il vento mi spostava il rimorchio."
"Non dirlo a noi" dissi, e gli diedi un bacio.
"Mi sei mancata, Occhi di Cielo" sussurrò, solo per le mie orecchie.
Inarcai un sopracciglio. "È passata solo un'ora e mezza."
"Esatto" ribatté. "È troppo."
Mi abbracciò leggermente e per un momento fui trasportata indietro nel tempo, all'anno in cui ci eravamo incontrati tutti, quando Johnny, Eli e Sawyer erano solo tre cowboy rivali che si affrontavano nel rodeo e si contendevano il mio cuore.
Nonostante fossero passati dieci anni, i nostri sentimenti erano rimasti sempre forti come il primo giorno. Semmai, il nostro amore era più forte di prima.
"Maammaaa" si lamentò Daisy. "Non riesco a trovare il mio vestito per il rodeo."
"Ne avrai bisogno domani" le risposi.
"Lo so, ma voglio che sia pronto."
"Non finisce mai" sussurrò Johnny, sfiorandomi la guancia con il pollice.
"No. Ma non cambierei nulla" risposi.
"Puoi dirlo forte."
Gli uomini si occuparono dei cavalli e delle roulotte mentre io aiutavo Daisy e Wyatt a disfare le valigie e trovare i vestiti per il rodeo. Poi andammo tutti verso i furgoni ristorante, fermandoci a salutare tutti gli altri partecipanti che conoscevamo, praticamente tutti. Ormai i miei ragazzi erano veterani, e tutti i cowboy più giovani li ammiravano. Impiegammo un'ora per percorrere mezzo chilometro.
Andammo tutti a letto presto, ma io non dormii. Ero troppo nervosa per il giorno dopo. Sapevo che sarebbe andato tutto bene e che non dovevo preoccuparmi, ma non potevo farne a meno.
Ero madre, dopotutto.
Eli si svegliò presto e prese dei tacos per tutti per colazione. Aiutai Wyatt e Daisy a vestirsi. Vedendo come erano eleganti nei loro abiti, non potei evitare di sorridere.
"Buona fortuna per oggi!" gli dissi, quando se ne andarono. "Ricordate tutto quello che vi abbiamo insegnato."
"Non vieni con noi?" chiese Daisy.
"Vi guardo dagli spalti" dissi. "Voglio prendere i posti migliori per il vostro numero."
Li abbracciai, e poi salirono sul furgone. Johnny ed Eli indugiarono, aspettando che si chiudesse la portiera.
"Sei sicura di non voler venire?" chiese Johnny.
Annuii. "Non posso guardare. Mi dispiace."
"Non c'è bisogno di scusarsi, tesoro" disse Eli con un sorriso smagliante. "Ci pensiamo noi ai bambini."
"E registrerò tutto" promise Johnny. "Così puoi guardarlo più tardi."
Li ringraziai e rimasi a salutarli mentre uscivano dall'accampamento. Poi misi il guinzaglio a Dusty e lo portai a fare una passeggiata.
"Buona fortuna per oggi!" disse un cowboy, mentre passavo. "Le mele cadono vicino all'albero, a quanto pare."
Gli risposi con un cenno della mano: "Grazie!"
Camminare mi faceva bene, ma la paura che mi pesava nello stomaco dalla mattina prima non se n'era andata. Non potevo sopportare di guardarli, per paura che qualcosa andasse storto.
Ma poi pensai a un'altra eventualità: se qualcosa fosse andato storto, avrebbero avuto bisogno di me. Avrebbero avuto bisogno della loro madre.
Alla fine della passeggiata con Dusty, avevo completamente cambiato idea. Chiamai un Uber, incredula di come erano diventati cari dai tempi in cui io facevo quel mestiere, e mi precipitai alla Dickies Arena. L'evento non era tutto esaurito, quindi comprai il biglietto più economico che avevano: i posti in piedi.
Mi precipitai di corsa nello stadio, zigzagando tra la folla che si stava dirigendo verso i sedili. La voce dell'annunciatore echeggiò nell'arena e io mi infilai nella prima porta che conduceva dentro. Ero a circa al centro, con una visione ampia su tutto il ring.
"Signore e signori" tuonò l'annunciatore, "ragazzi e ragazze, sta per iniziare uno degli eventi più emozionanti della giornata! Preparatevi a fare il tifo per i giovani cowboy e le giovani cowgirl più tosti, che affronteranno tori piccoli ma potenti! Ora inizia l'evento Miniature Bull Riding!"
La folla scoppiò in un applauso, ma io trattenni il respiro. Sapevo chi sarebbe stato il primo.
"Il primo atleta ad entrare nell'arena è un giovane che gareggia per la prima volta nella categoria fino a dieci anni, La sua famiglia ha una lunga storia di vittorie qui al Fort Worth Rodeo. Facciamo un grande applauso per il figlio del sei volte campione Johnny Armstrong... Wyatt Armstrong!"
I riflettori illuminarono la rampa d'accesso sottostante, Vidi Wyatt seduto su un giovane toro e mi venne la pelle d'oca. Si tolse lo Stetson marrone e salutò il pubblico, e fu come gettare benzina sul fuoco: la folla impazzì.
Qualcuno accanto a me disse: "Assomiglia proprio a suo padre."
E qualcun altro rispose: "Vediamo se sa cavalcare come lui."
Sentii le lacrime sgorgare dagli occhi. Anche se quell'evento era estremamente sicuro, ero terrorizzata. E ora c'era una nuova emozione che prevaleva su tutte le altre: la fierezza.
Mio figlio e mia figlia stavano gareggiando nel rodeo, seguendo le orme dei loro padri.
Il cancello si spalancò, e iniziò un nuovo capitolo nella storia della nostra famiglia.